La taralla, in calabria, è il dolce tipico della festa pasquale assieme alle Pittipie.
Lo era, e continua ad esserlo, in tantissime regioni italiane del meridione assumendo solo un diverso nome e qualche lieve variazione nell'impasto.
Io volevo raccontarvi delle 'signorine' di Arena di molti decenni fa, quelle che noi oggi definiremmo teen-agers, e della loro abitudine ad inforcare al braccio una taralla a forma di cujùra (ciambella) nella quale erano incastonate delle uova e di portarsela con se in chiesa per la messa pasquale.
Mia nonna mi dice che era una vera e propria processione e, oltre che ostentarle come fossero dei veri e propri status symbol, si faceva a gara per la cujura più bella o più grande.
'E dopo?' le chiedo ancora, ogni volta che mi racconta delle taralle
'E dùappu nenti: ndi li mangiavamu nta na suppa di latti, la matina' (E dopo niente di che: le mangiavamo inzuppandole nel latte a colazione)
Delle cujure m'ha sempre intrigato la forma perché, non solo hanno l'uovo incastonato, simbolo evidente di rinascita, di resurrezione, di primavera che avanza ecc, ma sono anche interecciate.
Qualche anno addietro, parlando di quest'aspetto con Maria Chiara, mi spiegava che queste forme sono strettamente legate alla tradizione contadina dal momento che le donne erano solite acconciarsi i capelli legandoli in trecce e poi arrotolarli per formare il tuopé, molto più comodo durante le ore di lavoro nei campi, igienico quando si stava ai fornelli e pronto ad essere facilmente nascosto sotto la 'saja', il tipico copricapo nero delle donne del sud Italia nel dopoguerra realizzato con un ampio triangolo di stoffa nera.
Bellezza su bellezza, insomma.
Il Piatto
Difficoltà: bassa
Preparazione: 60 (per la preparazione) 20-25minuti (per la cottura)
Cottura: In forno
Costo: basso
Ingredienti
Per la frolla
- 1kg di Farina 00 (debole)
- 5 uova medie
- 400gr di zucchero
- 150gr di strutto
- Scorza grattugiata di 1 limone (biologico e non trattato)
- 16gr di ammoniaca per dolci
Inoltre
- 4-5 uova (per decorare e spennellare)
- diavolini di zucchero q.b.
Realizzazione
Se volete rispettare la tradizione o se, semplicemente, non disponete di planetaria, impasterete a mano queste taralle.
Formate una fontana con la farina sul piano di lavoro e rompete al centro le 5 uova. Aggiungete lo zucchero e iniziate con una forchetta a sbattere le uova e, mano a mano, andate ad incorporare la farina. Una volta ottenuto un impasto omogeneo, lavate il limone ed aggiungete la scorza grattugiata. A questo punto, unite lo strutto gradualmente ed infine l'ammoniaca.
Avvolgete l'impasto con del cellophane, o ponetelo in una ciotola a chiusura ermetica, e fatelo riposare almeno 30minuti. Se le temperature sono alte (diciamo fine primavera/estate), mettetelo anche in frigo.
Formatura e cottura
Lavate per bene le uova che utilizzerete per decorare le taralle.
Prelevate una porzione di impasto e stendetela sul piano con il palmo delle mani sino ad ottenere un salsicciotto sottile e lungo.
Per realizzare le trecce, tagliatelo in tre porzioni di uguale lunghezza e formate la taralla come fosse una treccia di capelli.
Per realizzare la 'cujura' (ciambella) con l'uovo, dividetelo in due porzioni uguali e intrecciatele ad elica. Posate sul piano e chiudete ad anello di diametro idoneo ad accogliere, al centro, un uovo. Prima di incastonare l'uovo, 'ingabbiatelo' con due striscioline di impasto che chiuderete sul fondo.
Potrete ovviamente sbizzarrirvi sulle forme. Quelle che vi ho descritto, sono di sicuro le più tradizionali.
Una volta formate le taralle, guarnitele con i diavolini di zucchero a piacere o, in alternativa, spennellate la supericie con dell'uovo sbattuto.
Disponetele su una leccarda foderata di carta forno e infornate in forno statico preriscaldato a 180°C per circa 20-25minuti.
Sfornatele quando saranno ben dorate, fate raffreddare e.... buon appetito!
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